I milioni di morti in nome del “nessun Dio”

Ritorna il leitmovie su Repubblica: troppe guerre in nome di Dio, le religioni (anzi, i monoteismi!) fonte di male, di odio, di divisioni. Parola, questa volta, del giornalista Michele Serra.

Sembra che Ezio Mauro abbia voluto circondarsi delle persone più impreparate sul territorio italiano, nonché più accondiscendenti verso i «pregiudizi», come ammette lo stesso Serra parlando di se stesso, e restie ad andare oltre ai luoghi comuni.

Quella delle guerre religiose è un capitolo già chiuso da anni, in particolare –ne abbiamo già parlato– con la pubblicazione dell’“Encyclopedia of Wars”, i cui autori -Charles Phillips e Alan Axelrod- hanno documentato che meno del 7% di tutte le guerre nella storia hanno avuto una causa religiosa, le quali hanno causato meno del 2% di morti. Se nel mondo antico le guerre «erano raramente, anzi mai, basate sulla religione», hanno spiegato «ma di conquista territoriale, di controllo delle frontiere, per rendere sicure le rotte commerciali o rispondere a all’autorità politica», tanto più possiamo tranquillamente escludere che «la maggior parte delle moderne guerre, compresa la campagna napoleonica, la Rivoluzione Americana, la Rivoluzione francese, la Guerra Civile Americana, Guerra Mondiale, la Rivoluzione Russa, la Seconda Guerra Mondiale, e i conflitti in Corea e in Vietnam, non erano di natura religiosa».

Incredibilmente -l’eccezione che conferma la regola-, anche un intellettuale di Repubblica, il filosofo Roberto Esposito, lo ha riconosciuto: «il numero di morti ascrivibile a conflitti di tipo laico, come le due guerre mondiali, resta di gran lunga superiore». Per quanto riguarda l’accusa verso i monoteismi abbiamo già mostrato come essi siano e siano stati enormemente meno inclini a germinare violenza rispetto ai politeismi.

Per fare qualche esempio, citato anche da Serra: non c’è stata nessuna atroce guerra tra cattolici e protestanti ma lotta politica per l’egemonia tra la Francia e gli Asburgo: «la guerra dei trent’anni era certamente esacerbata dai litigi settarie di protestanti e cattolici, ma la loro violenza rifletteva le doglie del moderno stato-nazione», ha spiegato la saggista britannica Karen Armstrong. «Se le guerre di religione furono motivate dal fanatismo settario, come mai protestanti e cattolici hanno spesso combattuto dalla stessa parte? Così la Francia cattolica ha ripetutamente combattuto i cattolici di Asburgo, regolarmente sostenuti da diversi principi protestanti».

Oltretutto, chi brandisce l’argomento delle “guerre religiose” per mostrare la superiorità razziale del bianco laico sul nero credente, puntualmente dimentica o trascura un’altra grande verità: il Novecento è stato considerato “il secolo ateo”, dove le dittature, ufficialmente atee, (Albania, Unione Sovietica, Cina, Corea del Nord, Cambogia, Romania ecc.) hanno provocato i più grandi crimini della storia dell’umanità. La religione è stata vietata e i credenti, che non si piegavano al regime, massacrati: pochi giorni fa si è celebrato il 25° anniversario della prima messa pubblica dopo il regime ateo-comunista in Albania e decenni di persecuzioni ai credenti. Se Gilberto Corbellini ha giustamente definito l’etica nazista un «fondamentalismo secolare», in Russia 28 vescovi e 1200 sacerdoti sono stati assassinati soltanto da Leon Trotsky. Dopo Lenin e Stalin oltre 50.000 sacerdoti sono stati uccisi, molti sono stati torturati, crocifissi e mandati nei lager. «La Russia diventò rossa con il sangue dei martiri», ha detto padre Gleb Yakunin, militante dei diritti umani della Chiesa ortodossia.

Gli ultimi due regimi ufficialmente atei sono la Cina e la Corea del Nord, dove ancora oggi i cristiani vengono discriminati in quanto cristiani. La Corea del Nord è considerato lo Stato più perseguitatore dei cristiani nel 2013 dall'agenzia americana Open Doors. Mai una volta Michele Serra ha sentito il bisogno di parlarne, di denunciare questa violenza, questa discriminazione in nome del “nessun Dio”, preferendo coccolarsi con l’usato sicuro dei luoghi comuni. Avrebbe altrimenti dovuto condannare anche il comunismo, proprio lui che ha aderito al Partito Comunista Italiano e con il quale si è candidato nel 1989. Troppo per un libero pensatore.

Ovviamente tanti cristiani e tanti uomini di Chiesa hanno commesso -e purtroppo commetteranno- abomini e violenze, spesso convinti che fosse la volontà di Dio. Ma sempre lo hanno fatto tradendo il Vangelo e gli stessi principi che avrebbero dovuto difendere e proclamare. Come ha scritto Papa Francesco, «se una cattiva comprensione dei nostri principi ci ha portato a volte a giustificare l’abuso della natura o il dominio dispotico dell’essere umano sul creato, o le guerre, l’ingiustizia e la violenza, come credenti possiamo riconoscere che in tal modo siamo stati infedeli al tesoro di sapienza che avremmo dovuto custodire. Molte volte i limiti culturali di diverse epoche hanno condizionato tale consapevolezza del proprio patrimonio etico e spirituale, ma è precisamente il ritorno alle loro rispettive fonti che permette alle religioni di rispondere meglio alle necessità attuali». Tuttavia questo non legittima alcuna equazione tra religione e violenza, un enorme falso storico. Anche perché, è proprio vero l’opposto.

La redazione di UNIONE CRISTIANA CATTOLICI RAZIONALI - UCCR

Sullo stesso argomento si veda anche Le persecuzioni del comunismo alla religione

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