I racconti della Kolyma

I Racconti della Kolyma sono una straordinaria raccolta di racconti di Varlam Shalamov che nei peggiori gulag staliniani ha trascorso quasi vent'anni della sua tormentata vita. Si calcola che nella regione della Kolyma abbiano perso la vita tre milioni di persone. Le condizioni dei Gulag della Kolyma andavano oltre ogni immaginazione.

In questa pagina, presentiamo la lettura di alcuni di questi racconti con l'audio di "Ad Alta Voce" di Radio Rai. Raccomandiamo l'acquisto di questo splendido libro a tutti (possibilmente della versione completa che consiste di 1300 pagine circa) e non solo per il suo valore di testimonianza di quelli che furono i gulag comunisti, ma anche per i meriti letterari del suo grandissimo autore.

SULLA NEVE - I RACCONTI DELLA KOLYMA - Varlam Shalamov

Come si apre una strada nella neve vergine? Un uomo marcia in testa, sudando e bestemmiando, muovendo a stento i piedi, continuando a sprofondare nella neve molle, alta. Va avanti, sempre più lontano, lasciando sul suo cammino buche nere e irregolari. Stanco, si stende sulla neve, si accende una sigaretta, e il fumo della “machorka” si spande in una piccola nuvola azzurra sopra la neve bianca, scintillante.

Lui è già ripartito e la nuvoletta resta sospesa là dove si era fermato a riposare: l’aria è quasi immobile. Vengono sempre scelte delle giornate serene per aprire una strada, perché il vento non cancelli il lavoro umano. L’uomo trova da solo i punti di riferimento nell’infinità nevosa - una roccia, un albero alto - e guida il proprio corpo sulla neve come il timoniere guida la barca lungo un fiume, da un capo all’altro.
Una fila di cinque o sei uomini, spalla a spalla, marcia lungo la sottile e incerta pista appena tracciata. Posano i piedi accanto al solco, non dentro. E raggiunto il punto prestabilito fanno dietrofront e ricominciano a marciare calpestando la distesa di neve vergine, dove ancora non si è mai posato piede umano. E la strada è tracciata. Possono percorrerla uomini, slitte, trattori. Se si seguissero le orme del primo uomo si avrebbe un cammino visibile ma appena praticabile: un sentierino e non una strada - buche sulle quali avanzare è più difficile che sulla neve vergine. E’ il primo uomo che ha il compito più duro, e quando le forze gli vengono meno uno dei cinque compagni del gruppo di testa va a dargli il cambio. Tra quelli che seguono le sue tracce, tutti, anche il più piccolo o il più debole, devono camminare su un angoletto di neve vergine, e non sulle orme altrui. Quanto ai trattori e ai cavalli, su quelli non vanno gli scrittori, ma i lettori.


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