
Se proviamo a domandare a una persona qualsiasi, soprattutto a un giovane, cosa sia stato il genocidio cambogiano, difficilmente troveremo una risposta esauriente. Eppure, si è trattato di uno dei più feroci e diffusi genocidi della storia, costato la vita ad oltre due milioni di persone. In questi giorni ricorre il cinquantenario di quei fatti che si consumarono tra l'aprile e il maggio del 1975, dopo la rovinosa ritirata degli americani dall'Indocina. Il 17 aprile i khmer rossi entrano a Phnom Penh, iniziano i 4 anni di tenebre che saranno interrotti dall'invasione vietnamita del 1979. Le avanguardie dei khmer sono formate dai guerriglieri-bambini, dodicenni e tredicenni allevati dal partito nel culto della crudeltà e della violenza gratuita. Il primo ordine del nuovo regime è la totale evacuazione della capitale, una città di due milioni di abitanti come Phnom Penh viene svuotata in appena 24 ore. Uomini, donne, bambini, infermi, mutilati, devono lasciare le loro case senza condurre con sé neanche gli effetti personali.
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HONG KONG - Vivi ne avevo visti solo due, e per pochi secondi. Li avevano catturati i soldati governativi e li stavano torturando quando Sydney, Pran ed io arrivammo in un avamposto isolato del fronte, a pochi chilometri da Phnom Penh. Facemmo appena in tempo a capire quello che succedeva e a scattare un paio di foto, che i soldati ci cacciarono via.