Papa Francesco è una catastrofe per la Chiesa in Europa e nel mondo

La storica ad Huffpost critica il Pontefice per la “autoreferenzialità”, per la “ambiguità” davanti alle guerre e all'antisemitismo, per l' “odio anti-occidentale”, per i silenzi sulle donne iraniane, sugli armeni, sugli abusi dei preti, per i fallimenti della diplomazia vaticana: “La Chiesa non conta più niente, il Papa è come un influencer”
23 Novembre 2023

Lucetta Scaraffia è storica e giornalista. Ha insegnato Storia contemporanea presso l'Università La Sapienza di Roma. Ha curato Donne Chiesa Mondo, l'inserto mensile de L'Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, dal 2012 al 2019. Huffpost l'ha raggiunta per commentare le polemiche che sono sorte dopo gli incontri del Papa con le famiglie degli ostaggi israeliani e con i parenti dei palestinesi. I Rabbini d'Italia lo hanno criticato per aver mostrato una “gelida equidistanza”; i palestinesi lo hanno accusato di essersi rimangiato la parola "genocidio” in riferimento a Gaza.

Professoressa Scaraffia, cosa c'è dietro questa confusione?

"C'è sempre la solita ambiguità, che viene preferita rispetto a una presa di posizione morale e spirituale che un Papa dovrebbe prendere. Gesù aveva detto "sia il vostro parlare sì sì, no no", non "sia fifty fifty". Sappiamo perché il Papa agisce così, lo dice continuamente: spera in questo modo di poter svolgere un ruolo di mediatore. Si tratta però di un ruolo un po' strano: i mediatori, innanzitutto, devono avere la possibilità di mediare, laddove per mediare bisogna avere di solito qualcosa da dare e qualcosa da minacciare. E poi i mediatori devono essere richiesti dalle parti: uno si può offrire come aspirante mediatore, ma per diventarlo bisogna essere accettati da entrambe le parti, altrimenti non si può assolutamente mediare. È un fatto che il Papa non vuole accettare".

Perché non vuole accettarlo?

"Perché questo Papa tende a essere un po' autoreferenziale. Continua ad agire in questo modo perché pensa che giovi alla sua immagine di buono. Questo vale per le due guerre: quella in Ucraina e quella di Israele. Per quanto riguarda l'Ucraina, la sua impotenza totale è evidente dalla faccenda dei bambini rapiti. L'obiettivo, qui, non era raggiungere una pace, ma attenuare una violenza terribile che è stata fatta agli ucraini. Bene, in tutto questo tempo, il Papa non è riuscito a far restituire neanche un bambino. E c'è da sottolineare che aveva evitato di parlare di bambini rubati, come effettivamente è stato, definendoli invece "bambini ucraini che vogliono tornare alle loro famiglie". Esprimendosi così, credeva di facilitare le cose: oggi possiamo dire che non è servito a nulla. Il suo tentativo di mediazione è stato un fallimento”.

Pensa che questo fallimento sia stato determinato anche da errori pratici, oltre che di principio?

"Assolutamente sì. Il cardinale Matteo Zuppi fa parte della Comunità di Sant'Egidio che è legata da tantissimi anni all'ortodossia russa. È stata una scelta sbagliata in partenza. Inoltre, c'è la diplomazia vaticana che sa fare il suo mestiere: questo fatto che si mette lui a fare il diplomatico, che invia lui le persone (tra l'altro sbagliate) è qualcosa che non sta né in cielo né in terra e non funziona. Zuppi avrà forse fatto la pace in Mozambico, anche se molti ne dubitano, ma una pace in Africa, in un conflitto interno, è completamente diversa da una pace tra due Paesi europei di quel livello. Anche lasciando da parte i legami decennali di Sant'Egidio con il patriarcato russo, non è che Zuppi avesse un pedigree di diplomatico così invidiabile. Se ci spostiamo alla guerra di Israele, il problema diventa ancora più grave”.

Perché qui c’è in ballo l’antisemitismo?

"La guerra di Israele ha rialzato il pozzo profondo dell'antisemitismo. Il pogrom di Hamas del 7 ottobre è stato condotto al grido "ammazziamo gli ebrei", lo abbiamo visto tutti. Questo ha riaperto il problema dell'antisemitismo in tutta Europa e in tutto il mondo. È un problema che tocca la Chiesa molto da vicino. La Chiesa ha avuto molti guai durante la Seconda guerra mondiale per non aver difeso con abbastanza vigore la situazione ebraica. Poi ha fatto ammenda, rivedendo completamente con il Concilio Vaticano II la teologia degli ebrei nella sua stessa storia. Soprattutto, ha rimosso quell'idea completamente sbagliata che i cristiani fossero il nuovo Israele, il nuovo popolo eletto. Prima con la Nostra aetate, poi con Ratzinger con molta chiarezza, è stato detto che no, i doni di Dio non sono revocabili, gli ebrei rimangono il popolo eletto. È un aspetto importantissimo perché stronca ogni possibile antisemitismo e ci unifica agli ebrei: la nostra religione discende dal popolo ebraico che è il popolo eletto. Questo aspetto fondamentale della teologia è stato completamente dimenticato da Papa Francesco, il quale sull'antisemitismo si è limitato a frasi generiche, rifiutandosi di schierare la Chiesa cattolica in maniera inequivocabile contro l'antisemitismo in tutte le forme in cui si sta presentando. Questo avrebbe dovuto fare Papa Francesco, e non l'ha fatto. A tal proposito, mi è stata segnalata una vignetta che ho trovato illuminante, pubblicata su un giornale tedesco. Se vuole gliela descrivo”.

Prego.

“Si vedono un grande campanile con sopra un vescovo e un grande minareto con sopra un imam che si sporgono per darsi la mano; in mezzo, a fare da ostacolo a questa unione, c'è un ebreo piccolo e nero, come fosse una pietra d'inciampo alla base il popolo ebraico. È un po' quello che sembra pensare il Papa, diciamo la verità. Gli ebrei sono pochi, sono sempre stati lo scarico di tutte le pulsioni negative. Anche questa volta, stanno diventando un capro espiatorio. Perché Papa Francesco ha fatto molti passi per conciliarsi con l'islam. Dei passi anche un po' azzardati".

Tipo il documento sulla "fratellanza umana" firmato nel 2019 con Grande Imam di Al-Azhar Ahmad Al-Tayyeb?

"Esattamente. Il Grande Imam di Al-Azhar è un antisemita che non si perita di dirlo ogni due minuti. Lo ha ribadito dopo l'attacco di Hamas a Israele: ha detto sto con Hamas contro gli ebrei. È qualcosa che il Papa non avrebbe mai dovuto fare. Se non altro, dopo questa ulteriore presa di posizione antisemita dell'Imam di Al-Azhar, avrebbe potuto ammettere di essersi sbagliato. Come se non bastasse, si appresta a incontrarlo a Dubai a una riunione sul clima. Magari, chissà, lo abbraccerà anche perché si troveranno d'accordo sul clima. Tanto lo sappiamo: il Papa si impegna molto di più sull'ambiente che sull'antisemitismo. A me sembra infinitamente più urgente, per la Chiesa cattolica, l'antisemitismo".

Definirebbe Francesco un Papa anti-occidentale?

"È un Papa che odia i valori dell'Occidente. Emerge in maniera sempre più evidente il suo essere anti-occidentale e soprattutto anti-americano. Così facendo, dimentica che l'Occidente è l'unica parte del mondo che ha cercato, seppur in modi limitati e insufficienti, di realizzare i valori della Chiesa. Quello che Paolo scrisse nella sua lettera ai Galati ("non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna") è stato un pochino realizzato in Occidente, non in altre parti del mondo".

In una recente intervista a La Stampa, il filosofo Alain Finkielkraut ha dichiarato che "Papa Francesco è screditato" e lo ha definito “una catastrofe per la Chiesa e per l'Europa". Cosa ne pensa?

"Io penso che sia una catastrofe per la Chiesa in Europa e nel mondo. La Chiesa ormai non conta più niente, non interessa più a nessuno. È diventata una materia per giornalisti che raccontano il Papa come se fosse un influencer".

Facendo l'influencer ha rinunciato a svolgere un ruolo morale?

"Ha rinunciato a quello che vuol dire fare il Papa. È diventato un aspirante diplomatico, un ruolo che non può neanche fare. È una persona che non ha capito cosa sta succedendo nel mondo, un po' accecata dalla sua storia e dalle sue passioni personali. Le conseguenze sono pesantissime: un crollo della Chiesa e delle persone che la seguono. Un aspetto curioso è che Papa Francesco è molto più apprezzato tra i non cattolici, i quali però non pensano affatto di diventare cattolici”.

Oltre alle due guerre, ci sono altre questioni internazionali su cui il Papa sarebbe dovuto intervenire e non l’ha fatto?

“Le donne iraniane: per lui è come se non esistessero. Così come gli armeni: pur essendo cristiani cattolici, non li vuole vedere, anzi prende i soldi dei loro avversari".

A cosa si riferisce?

"L'ho scritto in un articolo su La Stampa qualche mese fa, che non è stato smentito. Il governo dell'Azerbaigian ha finanziato molti lavori archeologici e di restauro in Vaticano. In cambio, il Vaticano ha dato la massima onorificenza vaticana alla moglie del presidente azero. Per questo il Papa sta bello zitto sugli armeni".

C’è qualcosa di concreto che sta cambiando nel modo in cui funziona la Chiesa? Si parla di una riforma del Conclave che preveda l’ingresso delle donne e dei laici… è solo fumo e niente arrosto?

"Per quanto riguarda il ruolo delle donne nella Chiesa, Papa Francesco non sta facendo assolutamente nulla. Sono tutte cose finte. Le donne che sono arrivate nei posti in Vaticano sono donne scelte dal clero, obbedientissime, che non cambieranno nulla, mentre ci sono organizzazioni di donne in Vaticano (come la Uisg, Unione Internazionale delle Superiore Generali) che sono attivissime e importanti ma non vengono mai interpellate né ascoltate. Quando le donne hanno qualcosa da dire, non vengono ascoltate. Vengono prese suore obbedienti che ridono sempre. Questa è la loro caratteristica fondamentale. L'unica cosa che Francesco poteva fare era stabilire il diaconato per le donne e non l'ha fatto. Ha creato una commissione che ha prodotto un documento che è stato secretato. Ora sta facendo un'altra commissione. Lo sapete meglio di me che quando si fanno commissioni su commissioni è perché si vuole perdere tempo”.

Quest’anno il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, è particolarmente sentito dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, una vicenda che sembra aver smosso le coscienze come mai prima d’ora. La Chiesa può svolgere un ruolo nel modo in cui affronta quella che è diventata una vera epidemia?

"La Chiesa non può parlare su questo argomento per una ragione molto semplice: il mondo cattolico è pieno di abusi sulle donne religiose che tiene nascosti".

È un altro dei fallimenti che attribuisce a Francesco?

"Assolutamente sì. È un tema che Papa Francesco non ha neanche preso in considerazione. Anzi, protegge gli abusatori come Rupnik. Di fronte a questa epidemia di femminicidi, è meglio che stiano zitti".

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