La fossa comune di Premariacco. Gli anziani di Ipplis indicano il rudere nascosto, oggi come allora, nel bosco dietro Rocca Bernarda. di Lucia Aviani - http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2016/02/27/news/uccidevano-alla-cjasate-tutti-sapevano-1.13030450

PREMARIACCO. Eccola, la cjasate. Il misterioso edificio che la gente di Ipplis, Premariacco e dintorni ha indicato come luogo di torture e mattanza, durante la lotta partigiana, esiste ancora. È ormai un rudere diroccato, di cui rimangono solamente porzioni di pareti completamente avviluppate dall’edera, ma c’è. Nuove testimonianze, raccolte, ieri, nella zona della rocca Bernarda e perfettamente convergenti, hanno indicato la via: il teatro di drammi umani finiti per decenni nell’oblio e riaffiorati, adesso, grazie alla scoperta di un documento del ministero degli Esteri che attesterebbe la presenza di una fossa comune sulle colline della fascia compresa tra i Comuni di Corno di Rosazzo, Premariacco e Manzano, sorge esattamente di fronte alla Rocca Bernarda, a breve distanza, in linea d’aria, dalla stessa.

Immersa nel bosco e circondata dai rovi, sfugge alla vista - se non si scruta con particolare attenzione - anche dalla stretta pista sterrata che le passa quasi rasente: la vegetazione ha avvolto quel che resta dell’immobile, il cui tetto è crollato ma di cui si conservano le murature e la porta d’ingresso, sovrastata da un architrave.

L’intera costruzione è coperta dall’edera, come detto, motivo per cui il fabbricato passa inosservato, confondendosi in mezzo alle ramaglie dei fusti che lo attorniano. «È quella, la cjasate», hanno assicurato tre persone residenti in zona da sempre. Preferiscono mantenere l’anonimato, ma accettano di raccontare. Di rispolverare memorie e racconti. «Ci sono entrata, tanto tempo fa, quando ancora si poteva», riferisce una donna.

«Ora il luogo è quasi inaccessibile, il bosco ha “mangiato” la casa: una volta era ben diverso, ci si poteva infilare all’interno senza difficoltà. Ricordo scritte sulle pareti. E rammento, pure, di aver sentito parlare di evidenti tracce di sangue, in quel posto. Gli anziani di qui lo sanno: alla cjasate furono uccise tante e tante persone. Che fine abbiano fatto i cadaveri, poi, chi lo sa... Di sicuro vari corpi furono rinvenuti nei pressi, dopo la guerra, e vennero portati via: mio padre aiutò a spostarne alcuni. L’altro ieri - spiega ancora la signora - abbiamo visto un gruppetto di carabinieri andare in direzione della cjasate». Conferme sull’ubicazione delle rovine e sulla triste funzione di mattatoio della casetta arrivano da un’altra donna, che cita le storie tramandate dai vecchi del paese: «Dicevano - ricostruisce - che alla cjasate era stata ammazzata anche una maestra di Premariacco, tale Bice... Che ci sia, da quelle parti, una fossa comune mi sembra un’ipotesi plausibile».

Concorda un ultraottuagenario già fattore della Rocca Bernarda. «Là», indica, puntando lo sguardo in direzione della collina che custodisce i resti della casa dalla nera fama.

«La cjasate - commenta - si nasconde nel bosco, oggi come allora. All’epoca chiunque, qui, sapeva che fra quelle mura era stata trucidata tanta gente. Li assassinavano là, poi li seppellivano nella boscaglia. Mi risulta che diverse spoglie siano state trovate, spostate e seppellite altrove, a ostilità concluse... C’era un uomo che portava via i cadaveri. Gli altri corpi? Chi può dirlo».

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