Lenin maestro di Stalin nella pratica del terrore

Nel libro si parla di quei primi campi di concentramento creati nel 1923 nelle isole Solovki, nel Mar Bianco, campi nei quali si registrarono casi di antropofagia: gli internati, disperati per la fame, giunsero a cibarsi di fegato, cuore e polmoni asportati ai defunti. Che tra l' era di Lenin e quella di Stalin in tema di orrori ci sia una sostanziale continuità lo si ritrova anche, ampiamente documentato, in Sospetto e silenzio di Orlando Figes (Mondadori). Negli anni Trenta perirono centinaia di migliaia di persone non perché le si volesse sterminare, come sarebbe accaduto con il nazismo, ma per quella che Andrea Graziosi definisce una «negligenza criminale» nei confronti di un gruppo sociale che Stalin aveva chiesto di «liquidare».

Fu «una politica di sterminio» che in Ucraina e in Asia centrale «prese caratteri genocidi» come è evidente anche dal modo con cui «Stalin giustificò l' adozione, in piena carestia, di una legge che puniva con anni di lavoro forzato i contadini trovati a rubare poche spighe». E qui i morti furono milioni. Vennero liquidati persino i cantastorie di villaggio per tagliare le radici della cultura contadina. [si veda Holodomor - sterminio per fame] Furono colpiti addirittura i collezionisti di francobolli per recidere ogni legame tra l' Urss e la comunità internazionale. Molte delle politiche staliniane, ribadisce Graziosi, «presentarono caratteri genocidi, tesi cioè ad eliminare il problema attraverso l' eliminazione del gruppo al quale ne veniva imputata la responsabilità». «Stalin e il suo regime», è il verdetto dello storico, «furono responsabili a più riprese e su grande scala di crimini contro l' umanità». Poi però (nonostante alcuni rilevanti errori di strategia militare) Stalin fu uno dei vincitori della Seconda guerra mondiale.

La vittoria su nazismo e fascismo «fu anche di Stalin e certi modi di celebrarla non possono prendere le distanze da lui». Il che - sostiene Graziosi - costituisce la «maledizione della storia russa», dal momento che Stalin, malgrado l'immenso danno da lui arrecato al suo Paese, è «incancellabile». Questo intreccio ha in qualche modo determinato «la distruzione, o forse l'autodistruzione, di una parte significativa della sinistra occidentale», che non ha saputo fare i conti con il dittatore «né sul piano morale, dove pure sarebbe stato facile, né, e soprattutto, forse per salvare la sua utopia, su quello intellettuale». Ha scritto Vasilij Grossman che già negli anni di Lenin la violenza aveva cessato «di essere uno strumento per diventare l' oggetto di un' adorazione quasi mistica e religiosa». Con il che, secondo Pier Paolo Poggio, l'eterogenesi dei fini è giunta a compimento.

Nel Terrore rosso Mel'gunov scriveva che si era in presenza di «un sistema di metodica attuazione della violenza e dell' arbitrio dell' apoteosi senza remore dell' omicidio inteso come strumento di dominio, alla quale apoteosi non era ancora mai arrivato nessun potere al mondo. Non si tratta di eccessi per i quali si può cercare questa o quella spiegazione nella particolare psicosi indotta dalla guerra civile... L' atrocità morale del terrore, la sua azione disgregante sulla psiche umana, consistono più che nei singoli omicidi in sé, o nel loro numero più o meno consistente, proprio nel suo essere elevato a sistema». E leggendo queste pagine si può dire che tutto era sufficientemente chiaro (ed elaborato) già nel 1923.

di Paolo Mieli Pagina 036/037 (27 luglio 2010) - Corriere della Sera


Uscirà in autunno da Jaca Book il libro di Sergej Mel' gunov Il terrore rosso in Russia. Altri testi che evidenziano la continuità fra Lenin e Stalin sono Tre perché della rivoluzione russa di Richard Pipes (Rubbettino), La coscienza della rivoluzione di Robert V. Daniels (Sansoni), L' epoca tremenda di Maurizio Campa (Morcelliana), Sospetto e silenzio di Orlando Figes (Mondadori). Da segnalare il saggio di Andrea Graziosi Stalin e il comunismo, nel volume I volti del potere (Laterza). Allo stesso Graziosi si deve un' ampia storia dell' Unione Sovietica edita dal Mulino in due volumi: L' Urss di Lenin e Stalin e L' Urss dal trionfo al degrado.

clima culturale
propaganda comunista

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo