
Qualcuno risalì dalle foibe
La giornata del Ricordo torna ogni anno in punta di piedi a ricordarci l’altra metà rimossa della storia, dell’orrore e della pietà. Me ne sono occupato altre volte, sottolineando le ragioni per cui ricordare le foibe e l’esodo: perché è il capitolo italiano del comunismo mondiale, perché è l’ultima commemorazione dedicata all’amor patrio, perché descrive le sofferenze di un popolo, perché ci ricorda che gli orrori non esistono da una parte sola. E noi dobbiamo prendere sulle nostre spalle la storia universale della pietà, a partire da coloro che ci sono più vicini. Ma questo 10 febbraio vorrei raccontarvi una storia, anzi due, sull’orlo delle foibe, che ebbero però un lieto fine.

Bucate quei palloni gonfiati
Vai al cinema e trovi la solita storia a sfondo lesbico, con un richiamo storico al Male Assoluto e un’occhiatina complice ai migranti, meglio se neri, più una tiratina di erbe ecocompatibili. Peggio ti senti se vai a teatro, dove adattano a quel presente corretto e a quel presepe ogm anche autori antichi, drammi e opere del passato, travestiti e parlanti con le solite menate di oggi. Poi ascolti la musica somministrata dai media e vedi e senti gruppi di musicanti ossessivi, di quelli che rompono i timpani e non solo, coi loro rumori e le loro grida bestiali di dannati in preda ad allucinazioni, osannati ogni giorno dai media, che lanciano il solito messaggio sui diritti gay e dintorni. Che grandi, si preoccupano dell’Umanità e dei Diritti… Vai in libreria e trovi un nugolo di libri dei più vari autori che dicono tutti la stessa cosa: basta con le identità, accogliamo il diverso, ripudiamo tutto quel che sa di tradizioni, radici, civiltà, famiglie, salviamo il pianeta in pericolo, attenti al nazi che rialza la testa, apriamoci al mondo entrando però tutti dalla stessa parte, percorrendo tutti lo stesso cammino di progresso ed emancipazione. Ridicolo questo elogio del diverso nella ripetizione dell’Uguale. Ti rifugi in chiesa e senti il Principale ripetere le password dell’epoca: accoglienza, poi la solita invettiva contro i muri e i confini, lo stesso pacchetto di precetti e condanne. La Chiesa smette di essere la Casa del Signore e diventa un gommone per trasportare migranti nell’odiato occidente.

Jonestown The Life and Death of Peoples Temple (2006)
https://drive.google.com/file/d/1QDtLeS6eWbQeu-GGgCQENRgpUUw9A2Z4/view?usp=sharing
Titolo Originale: JONESTOWN: THE LIFE AND DEATH OF PEOPLES TEMPLE
Regia: Stanley Nelson
Interpreti: -
Durata: h 1.26
Nazionalità: USA 2006
Genere: documentario
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Effetti della cultura woke: criminali si fingono donna per evitare l’arresto
Controindicazioni delle cultura woke e della fluidità di genere tanto cara dal ddl Zan. Nel Regno Unito il ministro dell’Interno Priti Patel s’è trovata di fronte ad un dilemma di difficile soluzione: appoggiare le derive politicamente corrette o dare un taglio agli incredibili paradossi del sesso percepito?
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Arcipelago Gulag raccontato da Marcello Flores (audio)
Il 28 dicembre 1973 esce a Parigi la prima edizione di Arcipelago Gulag di Aleksandr Solgenitsin - Marcello Flores ha insegnato Storia contemporanea e Storia comparata alla facoltà di Lettere dell'Università di Siena, dove ha diretto anche anche il Master in Human Rights and Humanitarian Action.
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Le fosse comuniste dell'orrore: qui la gente spariva nel nulla
Nelle foibe non finirono sono gli italiani, ma anche migliaia di dissidenti. Come noto, negli ultimi anni la Memoria della tragedia della Foibe è sotto attacco da un numero crescente della sinistra giustificazionista o revisionista, nel solco inaugurato più di venti anni fa dalle note Alessandra Kersevan e Claudia Cernigoi.
Articolo di Andrea Lombardi - Lun, 15/02/2021 il Giornale
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Foibe: diamoci un taglio con i negazionisti
Le parole pronunciate dal Presidente Mattarella lo scorso anno in occasione della Giornata del Ricordo, avrebbero dovuto segnare un punto definitivo nei tentativi di negare, sminuire e riscrivere la tragedia delle foibe e dell’esodo istriano, eppure continuano ad esserci pubblicazioni, convegni, interventi pubblici di carattere giustificazionista o riduzionista, quando non negazionista.
Il pensiero conforme dell’Imbecille globale
A parte il corso permanente e intensivo di angoscia e terrore causa pandemia, ogni mattina, pomeriggio e sera, ovunque tu sei e a qualunque fonte d’informazione ti colleghi – video, radio, giornali, web ma anche film, concerti, omelie, lezioni a scuola o all’università, discorsi istituzionali – c’è un Imbecille Globale che ripete sempre lo stesso discorso: “Abbattiamo i muri, niente più frontiere tra popoli, fedi, razze, sessi e omosessi, non più chiusure in nazioni, generi, famiglie, tradizioni ma aperti al mondo”. Te lo dice come se stesse esprimendo un’acuta e insolita opinione personale, originale; finge di ribellarsi al conformismo della chiusura e al potere del fascismo (morto da 75 anni) mentre lui, che coraggioso, che spregiudicato, è aperto, non si conforma, ha la mente aperta, il cuore aperto, le braccia aperte, è cittadino del mondo. Sfida i potenti, lui, che forte. Sta ripetendo all’infinito, da imbecille prestampato qual è, il Catechismo Precompilato dei Cretini Allineati al Canone del Tempo. Tutti per uno, uno per tutti. L’Imbecille è globale perché lui sa dove va il mondo e si sente cittadino del mondo. L’idiota planetario si moltiplica in mille versioni.
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