Gulag

Gulag: Acronimo del russo Glavnoye uproavleniye ispravitelno-trudovykh lagerej (Amministrazione generale dei campi di rieducazione e lavoro), ramo della polizia segreta dell'Unione delle repubbliche socialiste sovietiche creato nel 1934 per la gestione dei campi di concentramento e di lavoro forzato.

Dal Circolo polare artico alle steppe del Caspio, dalla Moldavia alle miniere d'oro della Kolyma in Siberia, le "isole" del Gulag formavano un invisibile arcipelago, popolato da milioni di cittadini sovietici . Nei Gulag è vissuta o ha trovato fine o si è formata un'"altra" Russia, quella di cui non parlavano le versioni ufficiali, e di cui Aleksandr Solzenicyn, per primo, ha cominciato a scrivere la storia.

Il Gulag ricoprì un ruolo centrale nelle campagne di repressione di massa scatenate a partire dalla metà degli anni Trenta da Stalin, durante il periodo noto come Grande Terrore (vedi Purghe staliniane). I primi campi di rieducazione e lavoro, destinati soprattutto ai prigionieri politici, furono organizzati poco dopo l'avvento al potere dei bolscevichi, anche se la loro istituzione legale avvenne con i decreti del settembre 1918 e dell'aprile 1919.

La loro diffusione su vasta scala e, con essi, del lavoro forzato iniziò comunque sul finire degli anni Venti sotto Stalin, quando i campi furono utilizzati non solo per internare grandi masse di detenuti (in russo zeks), ma anche per sfruttare la manodopera coatta per l'industrializzazione forzata del paese.

Il sistema del Gulag, inizialmente localizzato in Carelia lungo le coste del Mar Bianco e a Vorkuta e Pečora nelle regioni artiche della Russia europea, sul finire degli anni Trenta giunse a coprire quasi tutta l'Unione Sovietica, inclusa Mosca, contribuendo alla realizzazione di grandi opere pubbliche, dal disboscamento di intere zone, all'estrazione di rame, oro e carbone, alla costruzione di canali, strade, ferrovie.

Si stima che nei campi del Gulag furono internati tra i dieci e i venti milioni di persone, molte delle quali oppositori politici accusati di essere "nemici del popolo", spie o sabotatori. Delle terribili condizioni di vita e di lavoro dei deportati nei campi sovietici ci ha dato testimonianza lo scrittore russo Aleksandr Solženicyn nell'opera Arcipelago Gulag (1973) e Varlam Shalmov nell'opera I racconti di Kolyma. In questo breve racconto vengono sommariamente raccontate le condizioni e le aspettative di vita nei Gulag.

Secondo Nicolas Werh, storico francese del Centre National de la Recherche Scientifique di Parigi, nel libro Storia della Russia nel Novecento alle pagine 318-9 si legge testualmente: «Le stime del numero di detenuti nel Gulag alla fine degli anni trenta variano tra i 3.000.000 (Timasheff, Bergson, Wheatcroft) e i 9-10.000.000 (Dallin, Conquest, Avtorkhanov, Rosefielde, Solzenicyn). Gli archivi del Gulag, confermati dai dati dei censimenti del 1937 e del 1939, dai documenti dei ministeri della Giustizia, dell'Interno e della Procura generale, danno una cifra di circa 2.000.000 di detenuti nel 1940 (circa 300.000 nel 1932, 1.200.000 all'inizio del 1937) a cui si aggiungono più di 1.500.000 deportati. Il numero cumulativo di ingressi nel Gulag durante gli anni 1930 diventa, tenuto conto dell'alta rotazione dei detenuti, di circa 6.000.000 di persone». Sempre nello stesso libro a pagina 416 si legge: «Come testimoniano gli archivi del Gulag, recentemente riesumati, gli anni 1945-53 conobbero un forte aumento del numero dei detenuti nei campi di prigionia e nelle colonie di lavoro del Gulag (passarono da 1.200.000 a 2.500.000 tra il 1944 e il 1953) e del numero di "deportati speciali" (1.700.000 nel 1943; 2.700.000 nel 1953).

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